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Il franchising come opportunità di sviluppo. I dati del Rapporto Assofranchising Italia 2016

Lo scorso 11 maggio, durante il  Convegno di apertura di Franchising&Retail Expo a BolognaFiere, è stato presentato "Il Rapporto Assofrachising 2016", lo studio sullo stato delle reti in Italia, a cura di Assofranchising in collaborazione con l'Osservatorio Permanente del Franchising.

Al convegno di apertura dal titolo: “Franchising: modernità e ripresa, Il segno Più su occupazione e lavoro”, hanno partecipato, oltre a Italo Bussoli, presidente di Assofranchising, anche Antonio Bruzzone e Francesco Rivolta, rispettivamente direttore generale di BolognaFiere e di Confcommercio Imprese per l’Italia.

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Secondo il Rapporto, il franchising continua ad essere una opportunità di sviluppo per i nostri mercati con un giro di affari che si avvicina ai 24 mld di euro ed una crescita complessiva di addetti del 4% (oltre 195.000 secondo il rapporto). Non poco se si considera poi che sono il 25,6% i giovani tra i 25-35 anni che sono imprenditori in franchising.

Il franchising come opportunità di sviluppo

Infatti secondo Italo Bussoli, Presidente di Assofranchising, “Il mercato del lavoro guarda sempre più a forme di autoimpiego, come il franchising, che offre diverse possibilità in diversi settori con investimenti contenuti”. Oggi, secondo Bussoli, per diversi fattori il franchising è una opportunità professionale sempre più ricercata, grazie al fatto che l’imprenditore in franchising stringe un accordo con un’azienda, il franchisor, che ha già sperimentato il suo business format di successo, e che dispone quindi di adeguate competenze e strumenti utili per fare impresa in modo competitivo in un mondo dove sono sempre di più gli aspetti ai quali dedicarsi e che con le sole proprie forze è difficile se non impossibile seguire al meglio.

Il franchising ha poi spesso e volentieri una presa migliore sui fornitori ai quali ci si rivolge per il proprio business: proprietari di location commerciali, banche per finanziamenti, fornitori vari con accordi quadro sicuramente molto più vantaggiosi grazie alle economie di scala messe in campo dal franchisor in favore della sua rete di affiliati. Terzo punto qualificante, conclude Bussoli, è la possibilità di intraprendere in franchising in maniera trasversale rispetto ai settori merceologici e con investimenti che possono essere molto contenuti (il 31% richiede un investimento iniziale compreso tra i 20 ed i 50.000 euro) o raggiungere cifre importanti per investitori che desiderano diversificare l’attività.

Tra le categorie che trainano il franchising nota particolare per la Ristorazione che arriva complessivamente a quasi 2,5 miliardi di euro di fatturato (nel 2013 erano 2 miliardi), 36.000 addetti occupati (compreso franchisee) e 3.800 punti vendita in franchising. In netta crescita il settore del benessere, salute, erboristerie, dietetica, estetica, parafarmaceutica che arriva a generare 270 milioni di giro d’affari nel 2016 (+25%). Infine la GDO Food - Alimentari IN FRANCHISING si conferma in crescita. In questa categoria rientrano non solo i player della GDO, tra i quali spiccano i discount per performance, ma anche tutti quei formati di vendita di prodotti alimentari che si stanno via via tipicizzando in format distinti (negozi per celiaci, bio, tipici regionali, pescherie, fruttivendoli, etc.). Uno scenario decisamente incoraggiante se si pensa anche alle maggiori possibilità di accesso al credito grazie ad accordi con banche ed istituti di credito.

Il settore del franchising è un comparto strategico per la distribuzione, ha poi affermato Francesco Rivolta, direttore generale di Confcommercio Imprese per l’Italia che rappresenta 692.000 imprese di 95 diversi settori merceologici, che garantisce ammodernamento e rafforzamento per il commercio in sede fissa che trova nel franchising una opportunità di trasformazione e di ripresa.

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